mercoledì 8 agosto 2012

Di come Mary Poppins è finita qui

Il ritorno, dicevo. Per me ritornare è sempre il momento in cui inevitabilmente mi trovo a fare conti con le due Mary Poppins. Sì, che sono un po' schizzofrenica è abbastanza evidente anche soltanto partecipando a una mia lezione (beh almeno i miei studenti non si addormentano!), ma ci sono seriamente due me che non riescono proprio ad andare d'accordo. C'è la Mary Poppins figlia unica, che cerca di non deludere la sua longeva e ipernumerosa famiglia (di nonni e bisnonni ne ho conosciuti 8) e la Mary Poppins vera, quella che farebbe la valigia a cadenza annuale o quasi per esplorare tutto il mondo. Perché amiche e amici, diciamocelo, vivere a giro per il mondo non è come andarci in vacanza.

Qualche giorno fa, leggendo questo post, avevo pensato che anch'io avrei voluto scrivere come sono finita in questo posto che proprio non riesco ad amare (eppure io ho adorato tutte le città in cui ho vissuto), ma la verità è che non lo so neppure io. Se ci penso riesco solo a ricordare questo aneddoto.

Qualche anno fa (6 per l'esattezza, sigh!) vinco l'Erasmus (permettetemi di scrivere "vincere", dal momento che la mia facoltà è, credo, l'unica, in cui si lotta per partire e ci si spartiscono le destinazioni tra amiche in modo da non farsi concorrenza). Studiando già a 500 km da casa, penso che non sarà una cosa così traumatica per mia madre. Infatti lei finge diligentemente di non preoccuparsene fino a quando, a luglio, decide che deve almeno vedere il posto in cui vivrò per i prossimi 11 mesi. "Così ti posso immaginare", dice. Il mio babbo la accontenta, e partiamo tutti e 3 per un tour europeo: Germania e Olanda. Giunti nella ridente cittadina bavarese che mi avrebbe accolto (Regensburg, andateci perché è davvero bella), decidiamo di andare a pranzo in un ristorante tipico. Improvvisamente mia mamma scoppia a piangere sentenziando queste parole:

- Ecco, adesso verrai qui, ti troverai un tedesco e ti sposerai, e mi farai tanti nipotini che non vedrò mai e con cui non potrò nemmeno parlare!

Guardo il mio babbo in cerca di aiuto, ma anche lui è abbastanza sconvolto dall'immaginazione di mia mamma e riesce solo a dire: - Teresa, aspettiamo almeno che sia partita, no?

Ecco, mi viene in mente questo aneddoto perché mi rendo conto che in realtà mi ha colpito molto. Sentire questa paura, sapere che da quando me n'ero andata a studiare via da casa mia mamma non faceva nemmeno la spesa. Ricevere le chiamate del mio babbo "Torni questo fine settimana? Ho fame e il frigo piange!" E anche perché purtroppo, e so che non potrò dirlo mai, l'ossessione di non avere abbastanza soldi e di costare troppo mi è stata trasmessa così tanto da spingermi a lavorare nei mercati tutti i fine settimana e, in seguito, a tornare a casa ad "aiutare". La colpa è mia perché ho questo senso del rispetto eccessivo verso la mia famiglia, che mi fa mettere da parte tutto. Sono tornata perché poi il mio babbo ha avuto un incidente e ha perso il lavoro. E perché la Fatina stava male e io non riuscivo a starle lontano. E anche perché la mia mamma è triste. Sono tornata perché il Poveruomo mi reclamava, e soprattutto perché sapevo che se non fossi tornata in quel momento, non sarei tornata mai più.

E adesso aspetto di tornare la vera Mary Poppins, non tanto per ripartire (un po' ci spero... un po' tanto, in realtà), ma per svegliarmi una mattina e guardare di nuovo il mondo con i miei occhi neri e curiosi.

6 commenti:

  1. Mary Poppins, tocca che io e te ci incontriamo da qualche parte!
    E che organizziamo un gruppo di supporto per 'mamme' abbandonate!
    Dovrebbero farsi un blog pure loro, chissà se leggendo le paure di altre mamme riuscissero a essere più tranquille ...

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  2. Cara Cecilia, io sono la tua te rimasta in Italia e tu la mia me vagabonda?? :)
    Sono d'accordo con le tue proposte! Mi sa che la seconda è un po' irrealizzabile però!

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  3. anche io come te soffro sempre di questo forte senso del dovere verso la famiglia, che mi tormenta la coscienza a ogni passo.
    e poi che coincidenza: io vivo per metà a regensburg, cioè in realtà ci vive lo stambecco e io ci passo quasi tutti i week-end. Posso alleggerire in qualche modo la tua nostalgia?

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  4. dolce cyberamica, goditi un po' regensburg anche da parte mia, dove abita lo stambecco? io stavo verso westbad e lavoravo in un paesino sperduto nei dintorni!

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  5. alla fine fine di pruefening, non lontano da westbad, in realtà. ma lì insegnavi italiano?

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  6. Scusa del ritardo Formichina (ma posso chiamarti così??), no, non insegnavo lì, ho avuto la mia prima studentessa privata, ma non sono riuscita nemmeno a insegnarle il verbo essere! Un disastro! Però se vuoi conosco alcune scuole. E so che all'università popolare facevano italiano! Lì traducevo in un'agenzia a Heinsacker (non ricordo nemmeno se si scrive così!), praticamente io, la proprietaria e le mucche bavaresi! Salutami Regensburg! Bellaaaaa! Ma tu all'università sei lì?

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