Stanotte ho sognato i miei migliori amici. Ora vivono 500 km da me uno, 1200 km l'altro. Eravamo in auto, credo fossimo qui in Toscana. Ero felice. Ricordo che nel sogno dovevo accompagnarli alla stazione e pensavo 'Vorrei che questo giorno non finisse mai'.
Mi sono persa. Ho sotterrato un pezzo di me da quando sono tornata. Un po' per le difficoltà, un po' per la nostalgia. Come si fa a tornare, come si fa? Qualcuno mi dia la ricetta. Non sono affetta dalla sindrome di Peter Pan che non vuole crescere, sono solo spaventata dalla frustrazione che vedo intorno a me. Non faccio altro che lavorare. E così il Pover'uomo. Torniamo a casa e siamo distrutti, non riusciamo nemmeno a finire di vedere un film. Durante la settimana ci scambieremo 10 parole. Mi guardo intorno e non vedo persone, vedo tanti piccoli robot che corrono istericamente. Chi non corre è fermo, triste. Quale esempio migliore dei miei genitori? Non voglio diventare come loro. Ho il terrore che succeda, ho il terrore di sbagliare e di svegliarmi tra molti anni rendendomi conto di averne persi tanti. E la vita è una sola, ed è così veloce...
Io pure da quando sono tornata dalla Slovenia, nonostante tutti gli sforzi mi sento un po' così come te, cerco di strappare tempo al lavorolavorolavoro, ma mi sembra sempre peggio! :-(
RispondiEliminaEssere consapevole del fatto che non lo vuoi dovrebbe essere il primo passo verso una ricerca di cambiamento. In bocca al lupo! :-)
RispondiEliminaHai ragione, il tempo passa velocissimo. Inesorabile. Bisogna avere, ogni tanto, il coraggio di fermarsi e porsi delle domande su dove stiamo andando. Purtroppo nella società odierna, fermarsi viene sempre visto come negativo e segnale di debolezza.
RispondiEliminasecondo me é sbagliato attribuire la colpa al (troppo) lavoro. a volte capita di perdersi ed imbruttirsi,ma piú che al lavoro secondo me é legato alle cose e soprattutto alle persone che ci circondano. con le persone giuste non si imbruttirebbe mai, credo
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