Ormai il mio sparire-riapparire dal blog è diventato una pessima abitudine. Ma quanti cambiamenti!
Paolo si è innamorato, la mia cara
Formica è in silenzio stampa e anche
Cris... Fortunatamente Silvia, Cecilia e gli altri continuano a scrivere. Sì, mi rassicura sapere che certe cose non cambiano.
Anche a casa di MaryPoppins tutto prosegue come al solito. Frigorifero vuoto, fogli sparsi un po' dovunque, lezioni da preparare, traduzioni da consegnare, gatto e Pover'uomo sul divano mentre la sottoscritta impazzisce tra fatture, libri da studiare, potenziali testi per le ottomila ore di lezione eccetera. Giugno è ancora troppo lontano ai miei occhi, ma ho deciso che:
1. ridurrò le ore di insegnamento ai bambini causa perenne emicrania che mi accompagna da ottobre a oggi
2. ridurrò le ore di insegnamento in generale perché voglio fare la traduttrice, non l'insegnante, e soprattutto perché in questo momento temo di lanciare un bambino dalla finestra! (Dai, lo sapete che sono per la nonviolenza, quindi state tranquilli!)
Nonostante tutto, devo dire che ho delle belle soddisfazioni. Nell'ultimo anno ho lavorato spesso come interprete per i richiedenti asilo, in ospedale, in questura e perfino in carcere. I miei piccoli studenti di italiano imparano velocemente, ed è una grande emozione vederli crescere e sentirli parlare con quella lingua così speciale che solo loro hanno. Mi affascina davvero. Gli adulti con cui ho lavorato mi hanno stupito, come ogni anno. Metti insieme 20 e più persone da molti paesi, con un livello iniziale di lingua, visioni del mondo diverse, storie incredibili, qualcuno laureato, altri che non sono mai andati a scuola, ecco mettili insieme tutti i sabati e le domeniche per 6 mesi, prima si formano i gruppetti "per provenienza": albanesi davanti, ucraini a destra, richiedenti asilo a sinistra, pakistani davanti ecc. E poi ecco che piano piano li vedi interagire, aspettarsi, coinvolgere anche chi non ha ancora detto mai niente se non il proprio nome. Questa è la meraviglia del mio lavoro, non tanto sentire la loro voce che parla la mia lingua, quanto sentirli parlare tra di sè, vederli usare uno strumento, la lingua, che li rende "persone" anche qui, che apre loro la strada all'incontro con gli altri, permettendo di capire cosa li circonda e di difendersi quando ce n'è bisogno. Perché in molti casi non immaginiamo nemmeno la vita difficile a cui siamo destinati se non sappiamo parlare una lingua. La lingua è democrazia!
Ecco, ora mi sono infervorata abbastanza per questa domenica pasquale.
Auguro a tutti voi di trascorrere una bella giornata. Io vado dalle mie nipotissime.
Abbracci virtuali a tutti!
MaryP.